1861-1871 Dieci anni di storia nascosti. A cura di Michele Bisceglie

Ho riflettuto, nemmeno troppo a lungo in realtà, se ammettere o meno pubblicamente la mia abissale ignoranza in materie storiche. D’altra parte sarebbe negare l’evidenza, e non ho sufficiente faccia di bronzo per farlo. A scuola Storia non era la mia materia preferita. Adoravo la geografia, sognavo di paesi lontani e viaggi attorno al mondo. Ma con le date, i nomi, le battaglie proprio non andavo d’accordo. Con la fine della scuola dell’obbligo mi sono ritrovata a riprendere tra le mani letture quali I Promessi Sposi, l’Iliade e l’Odissea e la mia sorpresa è stata grande quando le ho trovate splendide letture. Ma non è successo con i libri di storia. Probabilmente le mere cronache di fatti non erano abbastanza intriganti per me e così non ho mai colmato questo grande vuoto.

11264020_10205949563931059_1028305196885881778_nAl Salone del libro di Torino quest’anno ho fatto incetta di libri. Gli stand dei piccoli editori di libri per bambini mi hanno attirato come calamite e per la gioia dei miei pargoli sono tornata con delle piccole perle. Impossibile resistere al grande stand del libraccio, dal quale sono uscita carica come un mulo. Per puro caso mi sono fermata di fronte ad un’altra postazione, tal Fazio Editore. Aspettavo che un’amica finisse di parlare con delle colleghe e mi sono messa a spulciare tra i libri. Mi è capitato tra le mani un titolo: 1861-1871 Dieci anni di storia nascosti a cura di Michele Bisceglie e subito ho iniziato a sfogliarlo. Qualche parola qua e là mi ha incuriosito così, quando si è avvicinata la ragazza, l’ho acquistato di getto. L’ho iniziato in albergo, la sera stessa e l’ho terminato pochi giorni dopo a casa. Rabbia e vergogna sono stati i sentimenti che hanno prevalso durante la lettura. Rabbia per le menzogne che ci sono state raccontate negli ultimi 150 anni, e vergogna per la pigrizia di non avere voluto approfondire la nostra storia.

A scuola ci hanno insegnato che Cavour, Vittorio Emanuele e Garibaldi sono stati i Padri11209417_10205949559130939_8719988013986326012_n della nostra Patria, i quali hanno sconfitto un re tiranno (Francesco II) che teneva in condizioni di grande miseria e arretratezza il Regno delle Due Sicilie. Sembra che la realtà sia un’altra e Bisceglie si preoccupa di fornirci la bibliografia da consultare per verificare le sue affermazioni. A quanto pare il Regno del Re Borbone era prospero e progredito. Ferrovie, gas, telegrafo, scuole pubbliche e religiose, università, teatri e musei. Sviluppo industriale senza paragoni e flotta da guerra terza in Europa dopo quella inglese e francese. Gli operai lavoravano otto ore al giorno e, primi in Italia, usufruirono di una pensione statale. Il denaro circolava e le banche sovvenzionavano le imprese con mutui a basso interesse. Anche il turismo non era da meno, e infatti sorsero qui le prime agenzie turistiche e Carlo III di Borbone fondò l’Accademia di Ercolano. Lo Stato era in buona salute e il deficit quasi inesistente. Nella conferenza internazionale di Parigi del 1856 venne assegnato al Regno delle Due Sicilie il premio di terzo paese al mondo per sviluppo industriale. Cosa ne è stato di tutto ciò?

Il Regno di Sardegna, nelle mani di Vittorio Emanuele II di Savoia, era sull’orlo della bancarotta. Questo sovrano, dipinto come galantuomo, sembra fosse in realtà rozzo, lussurioso e nemico della cultura. Come scrisse la sua stessa madre in una lettera al marito Carlo Alberto < Io non so proprio da dove sia uscito codesto ragazzo….si direbbe arrivato per farci disperare tutti quanti.> Opinione diffusa in Europa era che il paese fosse in mano a una congrega di imbroglioni e di nullità. Il Regno di Sardegna aveva bisogno delle ricchezze del Sud e con mezzi tutt’altro che onorevoli procedette all’annessione. Vennero corrotti tutti gli alti ranghi militari, che resero quasi una passeggiata lo sbarco e la conquista di Garibaldi. Venne messa in atto una delle più grandi e spregevoli campagne di comunicazione che la storia abbia mai conosciuto, dando a intendere che dal Sud si levava il grido di aiuto dei meridionali sottomessi al regno borbonico. Invece venne sminuita l’entità della ribellione di quelle genti, riducendola a volgare brigantaggio, che si erano ritrovati invasi militarmente e a tradimento. Vennero chiuse le scuole, le Accademie, le tipografie. Venne smantellato l’apparato giuridico e i giudici tutti sostituiti. Chiusero le fabbriche e ne vennero portati al Nord i macchinari. Saccheggiarono le regge, le chiese e naturalmente tutte le banche.

Ma l’orrore più grande, quello che mi ha lasciato un terribile senso di impotenza e déjà vu è quello rappresentato dai massacri, dalle deportazioni, dalle violenze subite dalla gente comune. Furono cancellati e bruciati interi paesi, stuprate le donne, torturati e incarcerati uomini, donne e pure bambini senza accusa, senza processo e senza condanna. Ci hanno disegnato i briganti come figure terribili, violente, mentre erano patrioti ed ex soldati borbonici che cercavano di difendere il proprio paese dall’invasione. Fucilazioni di massa, fosse comuni, campi di concentramento e sterminio e migliaia di profughi in massa. Ai generali piemontesi che commisero questi crimini, e pure a quelli borbonici che tradirono, sono state insignite onorificenze e i loro nomi vennero assegnati a delle vie. I briganti uccisi invece vennero decapitati e le loro teste sottoposte a studi che ne provassero l’inferiorità. Cesare Lombroso, antropologo, criminologo e giurista dell’epoca, realizzò degli studi sull’inferiorità della razza meridionale studiandone le caratteristiche fisionomiche. Molte delle sue teorie sono oggi destituite di ogni fondamento ma questo non ha impedito che le sue idee razziste venissero utilizzate dal Terzo Reich per teorizzare la superiorità della razza ariana. (Ci tengo a sottolineare che Lombroso, ironia della sorte,  era figlio di Ebrei osservanti.)

C’è molto altro in questo libro e ne consiglio vivamente a tutti la lettura. E gli approfondimenti. Nessuno, con un briciolo di cervello, potrebbe chiudere l’ultima pagina senza un profondo senso di ingiustizia addosso. E’ vero che i libri di storia sono stati scritti da uomini e non possono essere immuni da faziosità e distorsioni. Ma trovo scandaloso, offensivo e discriminante che questo pezzo di storia continui ad essere bellamente omesso e sminuito. Tanto di quello che sta accadendo al nostro povero paese adesso trova una spiegazione in quegli anni, in quel falso processo di unificazione che altro non fu che una occupazione , una colonizzazione, una depredazione. 150 anni di menzogne spacciate per verità. E tanti che, come me, ignorano, non sanno, fingono di non sapere.

3 commenti su “1861-1871 Dieci anni di storia nascosti. A cura di Michele Bisceglie”

  1. Grazie ! La verità sulle brutture del risorgimento (piemontese) stanno emergendo dalla coltre di vergognose e criminali menzogne con cui erano state seppellite…..e spinte dai nostri morti assassinati che non trovano la pace eterna, ….iniziano a brillare della luce della verità…. Grazie ! Grazie di cuore a nome di tutte le donne stuprate e di tutti i bambini fucilati dall’orda italiota!

  2. ti capisco benissimo Sabrina ! A me é successo allo stesso modo …di scoprire ciò che nessuno mai mi aveva detto! Mio padre (calabrese come me) ci parlava spesso dei Briganti come persone che combattevano i “cattivi”……..ma poi a scuola siamo stati “indottrinati” per bene. Ringrazio ancora oggi Michele per avermi “introdotto”……….e sono fiera di averlo conosciuto di persona. Il libro di Michele andrebbe fatto leggere “d’ufficio” a tutti gli italiani !

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