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PROFUMO DI CASA – ITALIA. TERRA D’AMORI, ARTE E SAPORI

Ho partecipato con un mio racconto alla seconda antologia di EWWA non solo perché faccio parte di questa dinamica associazione al femminile ma anche perché il tema mi toccava in modo particolare: l’Italia e le sue meraviglie. Che siano culinarie, artistiche, culturali o paesaggistiche, abbiamo tra le mani uno scrigno di bellezze invidiabili e ineguagliabili che meriterebbero molta più considerazione da parte nostra. Nel nostro piccolo noi proviamo a valorizzarle raccontandovi dei nostri ricordi, delle nostre esperienze, di quello che più ci è rimasto impresso nel cuore. Non perdetevi questa appassionata lettura.

Antologia-Ewwa-Terra-193x300Italia, la terra: panorami struggenti, montagne, colline e l’azzurro del Mediterraneo. Italia, l’amore: chi è partito e non l’ha mai dimenticata, chi è rimasto e continua ad amarla. Italia, l’arte: genio, immaginazione, sregolatezza perché Michelangelo ci appartiene, sono nostri Leonardo, Raffaello e Dante Alighieri. Italia, sapore: ingredienti semplici, specchio di tradizioni, gusti e profumi, testimonianza di antiche tradizioni. Le autrici di EWWA hanno scelto di accompagnarvi in questo viaggio attraverso l’Italia con i suoi segreti, i suoi angoli da riscoprire, i suoi monumenti e le sue ricette. Hanno voluto dipingere, incidere, tratteggiare – con i colori della nostalgia, dell’ironia, della tenerezza, dell’eros, del mystery – acquerelli, acqueforti e bozzetti dei loro luoghi dell’anima. Ogni racconto è una tessera di quel mosaico meraviglioso, complesso e straordinario che è il nostro Paese. Un omaggio che nasce dalle nostre penne e vi racconta la magia della terra, dell’arte, dei sapori: 106 sfumature di EWWA. Viaggiate con noi. Introduzione di Alessandro Cecchi Paone.

PROFUMO DI CASA

 La ghiaia scricchiola sotto i piedi mentre procedo lungo il sentiero che conduce al borgo. Questo e il fiatone non mi permettono di ascoltare gli unici rumori del posto: lo scroscio della cascata del Rio dei Briganti alle mie spalle e il frinire delle cicale nell’afa estiva. La fatica è presto premiata: dopo una ventina di minuti ecco l’ingresso, una piccola porta ad arco nelle mura che racchiudono una manciata di case e la chiesa, della quale riesco a intravedere solo macerie. Il paese, adagiato lungo un’altura nel cuore degli Appennini e circondato dai boschi, è disabitato. Abbandonato da più di mezzo secolo, nessuno ricorda esattamente quando e perché, visto da lontano sembra solo addormentato. Eppure varcata la soglia, le macerie tutt’attorno ci raccontano un’altra storia. Il mio è stato amore a prima vista. Si respira pace tra quelle mura pericolanti, la brezza gioca a nascondino fuori e dentro le case e sembra un sussurrare di genti, un richiamo gentile di chi, tra quelle mura, ha vissuto la propria esistenza.castiglioncel01
La chiesa sventrata, con il pavimento di terra battuta e gli arbusti che crescono rigogliosi, sorge nel cuore dell’abitato. L’unica strada che lo percorre, ora un semplice sentiero, sembra una spina dorsale che va dalla chiesa, affianca le case costruite sui due lati e sfocia in un prato che guarda verso nord. Curiosa e intimorita, entro negli edifici che, a dispetto del decadimento avanzato, ci raccontano tanto dei suoi abitanti.
Soprattutto le cucine, con le pareti annerite dove si trovavano i camini, i lavandini scavati nella pietra e i ganci nel muro per appendere i paioli.
Mi siedo per zittire il rumore dei miei passi e lasciare libera la mente di richiamare i racconti dei vecchi i quali, anche se non appartenevano necessariamente a questo luogo, hanno vissuto esistenze simili nelle centinaia di borghi adagiati sulle nostre colline, le case avvinghiate una all’altra quasi a volersi abbracciare, stringere, restare unite nel corso di una vita dura e spesso breve