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La magia dei borghi abbandonati.

Provo un’attrazione inspiegabile per i borghi abbandonati, i castelli diroccati, i ruderi in pietra che punteggiano da Nord a Sud la nostra bella Italia. Camminare nei vicoli infestati da erbacce, tra pareti che non hanno ceduto al richiamo della gravità, è come un viaggio nel tempo passato.

Anche se disabitati, conservano l’energia di coloro che li hanno vissuti: ne sono impregnate le pietre, le travi di legno, i tiranti in ferro battuto. Non sempre è facile ricostruirne la storia: non tutti questi luoghi sono stati teatro di avvenimenti che potessero regalarli alla storia. Ma qui entra in gioco la fantasia, che è in grado di ricostruire edifici, riportare in vita persone, odori e rumori.

Poco lontano da dove vivo c’è uno di questi borghi abbandonati. È coricato sul crinale di una collina, immerso nella vegetazione che, in mancanza di interventi, finirà per inghiottirlo. Solo la torre del campanile emerge oltre le cime degli alberi. Da molti anni è meta dei miei vagabondaggi e non c’è stata volta in cui io non l’abbia immaginato ristrutturato. Alla fine, non potendo farlo nella vita reale, l’ho ricostruito in una delle mie storie. Adesso, ogni volta che torno a visitarlo, mi sembra di nuovo vivo:  vedo gli scuri aperti delle finestre con i cuscini appoggiati sui davanzali per prendere aria. Vedo la piazzetta con la fontana, il lavatoio e il pergolato di vite. Sento le chiacchiere delle comari che attraversano il paese a passo spedito, e le risate dei bambini che corrono liberi.

Sono cosciente che nella vita reale sia quasi improponibile l’idea di ripopolare questi luoghi disabitati, vuoi per i costi ma soprattutto per la lontananza dai servizi: scuole, ospedali, luoghi di lavoro. A questi ultimi si potrebbe anche ovviare, scegliendo una professione che permetta lo smart working. Poi penso a una famiglia con figli, qual è la mia, e immagino una vita in auto, per accompagnarli a scuola, a fare sport, dagli amici e così via.

Un rudere a Brento Sanico.Ciò nonostante io non riesco a liberarmi dal desiderio di vivere in un luogo del genere. Dove i rumori, gli odori e i colori della natura la fanno da padroni; i ritmi di vita sono più lenti, umani, in armonia con il mondo circostante. E dove le notti non sono mai davvero buie perché, anche senza luna piena, puoi finalmente smarrirti in un tappeto di stelle pulsanti. Non temo la solitudine, il silenzio non mi fa paura e non sono nemmeno misantropa. Semplicemente non ho bisogno di avere la folla e la confusione a portata di mano per sentirmi al sicuro.

Per i motivi sopra citati, ho ridato vita sulla carta a un vecchio borgo fantasma, l’ho popolato di persone semplici ma vere e soprattutto dotate di un’umanità e un altruismo che nella quotidianità fatta di corse, cemento e frustrazione molti di noi stanno perdendo. Se vorrete seguirmi, presto vi racconterò una storia.