Inserirsi nel mondo editoriale: quali strade?

La seconda giornata della rassegna Donne di Carattere si è conclusa con grande soddisfazione da parte del pubblico, che ci ha salutate assicurandoci la presenza al prossimo appuntamento sabato 29 Aprile. Questo è un risultato importante e la conferma che stiamo lavorando bene anche nella piccola realtà imolese, dove c’è molto fermento culturale sotto la facciata frivola e godereccia.

Anche questa volta ho approfittato della relazione di uno dei presenti sui temi trattati durante l’evento. Ringrazio Simona Nanetti per la sua disponibilità e precisione e vi lascio alla lettura senza trattenervi oltre!

Continua la rassegna “Donne di Carattere” organizzata da EWWA (European Writing Woman Association) che, dopo il battesimo di circa un mese fa, ha preso il volo nella giornata di sabato 25 marzo sviluppando il complesso ed interessante tema “Inserirsi nel mondo editoriale: quali strade?”

Come ormai da consolidata tradizione l’argomento è stato sviscerato in due momenti: il primo, nella mattinata, visto dagli occhi di “Editori e agenti: due obiettivi, una modalità”; il secondo, nel pomeriggio, focalizzando l’attenzione su “Concorsi per racconti: esaminarli, conoscerli, scrivere, partecipare”.

Nella suggestiva sala San Francesco della Biblioteca di Imola, gentilmente messa a disposizione dal Comune, Angela Catrani, moderatrice della mattinata ed esperta di editoria per bambini e ragazzi, ha introdotto e condotto subito nel vivo del tema gli esperti, Maria Paola Romeo agente per “Grandi & Associati” e i giovani Marco Frullanti e Annalia Scarafile, fondatori della piccola ed emergente casa editrice “Nativi Digitali”.

Maria Paola Romeo

Maria Paola Romeo ha parlato a lungo di sé, della “gavetta” prima come editor, traduttrice, realizzatrice di schede di valutazione per le case editrici, degli anni trascorsi a lavorare per Harmony, della mole di lavoro che si sobbarcava quotidianamente in un periodo, quello a cavallo tra gli anni ‘80/’90 in cui il romanzo rosa e i libri in generale vivevano momenti migliori rispetto ai tempi presenti. La passione per il proprio lavoro e l’esperienza maturata l’hanno poi portata, come ha spiegato lei stessa, a diventare agente per mettere le proprie abilità a servizio degli autori che necessitano di professionalità e conoscenze tecniche per poter pubblicare i propri libri.

Marco Frullanti e Annalia Scarafile

Marco Frullanti e Annalia Scarafile hanno deciso nel 2013 di mettere insieme le reciproche competenze e passioni derivate in parte dagli studi, in parte dalle attitudini personali e  hanno così fondato la casa editrice “Nativi Digitali” la quale, grazie alla pubblicazione prevalentemente on-line, si è a poco a poco affermata e oggi, a distanza di quattro anni, è in continua crescita tanto che sta cercando di espandersi anche nel settore cartaceo con il “print on demand”.

La disponibilità e la simpatia degli esperti ha incentivato le  domande del pubblico e la seconda parte della mattinata è scivolata via veloce tra mille curiosità e consigli.

L’agente, ha spiegato Maria Paola Romeo, è l’intermediario tra l’autore e la casa editrice e si occupa dapprima di trovargli l’editore giusto, e poi di tutelarne i diritti. Gli editori sono diventati molto selettivi perché negli ultimi tempi c’è stato un boom dell’offerta a fronte di un pubblico che legge sempre meno. Dunque l’autore deve puntare su qualità e professionalità per distinguersi. Da circa un anno il mercato ha ripreso interesse per gli esordienti perché spesso è più facile scommettere su voci nuove piuttosto che su nomi già noti. Lo scoglio da abbattere sono i librai che spesso non si lanciano su numeri alti  di copie prenotate proprio perché i lettori scarseggiano.

Tanto la Romeo quanto i Nativi Digitali hanno sostenuto l’importanza del fatto che si crei un rapporto di sintonia tra autore e controparte, che sia l’agente o l’editore. Il loro dovrà essere un lavoro di squadra, dove è importante la collaborazione e la fiducia. Hanno poi aggiunto qualche consiglio su quali siano i metodi migliori per inviare il proprio manoscritto. Prima di tutto sapere esattamente quali sono i generi letterari che tratta, o cerca, l’editore a cui pensiamo di rivolgerci. Oggi questo è molto semplice grazie a internet e a i social. Lo stesso dicasi quando si è alla ricerca del proprio agente. Inviare poi una mail presentando brevemente se stessi e il proprio lavoro, e poi allegare il manoscritto. Questo potrebbe sembrare una sciocchezza ma i relatori ci hanno raccontato che molto spesso ricevono mail senza nemmeno il buongiorno e on solo il manoscritto in allegato.

 La parola d’ordine è non arrendersi di fronte alle sconfitte o alle porte chiuse, perché solo facendo svariati tentativi si può arrivare a trovare ciò che potrà risultare vincente.

Il non arrendersi è stato anche il filo conduttore dell’interessante workshop svoltosi nel pomeriggio, dopo la pausa pranzo, nella suggestiva e fiabesca cornice di Palazzo Tozzoni.

Dopo una breve introduzione di Sabrina Grementieri che ha anticipato i futuri incontri in programma per la rassegna, vale a dire il prossimo il 29 aprile e, dopo la pausa dei mesi estivi, la ripresa autunnale con altri due momenti importanti, uno in ottobre ed uno in novembre, la parola è subito passata a Luca Occhi e Gianluca Morozzi. Entrambi scrittori, hanno catalizzato l’attenzione dei presenti in sala illustrando i concorsi letterari e i metodi per capire se si tratta di iniziative serie o meno e, scendendo nel tecnico, come preparare un racconto da presentare ad un concorso.

Luca Occhi

Luca Occhi, vincitore di numerosi concorsi e lui stesso ideatore dell’ormai noto concorso Turno di Notte (chiamato così perché si svolge dalle 22 alle 5 di notte. Viene svelato un incipit all’inizio della serata e su quella base dovrà essere sviluppato un racconto da consegnare dopo sette ore), si è soffermato a più riprese su quanto sia importante riconoscere i concorsi letterari giusti perché partecipandovi si cede qualcosa di personale, il proprio racconto. Se non si è attenti si rischia di perderlo inesorabilmente perché tra le varie clausole del bando, letto velocemente o male, può essere inclusa la cessione dei diritti d’autore e così il racconto diventa di proprietà non più dell’autore ma di chi ha organizzato il concorso. Partecipare ai concorsi obbliga chi scrive a tenersi in allenamento, come se si usufruisse di una palestra gratis, e costringe a mettersi in gioco perché si scrive “a comando” e non ad ispirazione come quando, invece, si prepara un romanzo. Un altro aspetto da non sottovalutare è quello dell’autostima perché, se anche non si vince, si può arrivare tra i finalisti, aspetto di certo incoraggiante.

Tuttavia, ha sottolineato Luca Occhi, bisogna essere molto accorti e leggere i bandi dei concorsi come se fossero delle polizze assicurative perché dietro ogni clausola potrebbe celarsi un inganno. Ecco allora i concorsi, specialmente alla prima edizione, che mirano ad estorcere soldi richiedendo quote di partecipazione per partecipare a svariate sezioni. Un altro consiglio è stato di fare ricerche per conoscere chi siano i giurati o leggere i racconti vincitori delle precedenti edizioni. Spesso anche il premio in palio può essere un elemento indice di serietà da parte degli organizzatori.

In ogni caso per non imbattersi in spiacevoli inconvenienti, come anche la cessione dei diritti di pubblicazione, oltre che quelli d’autore, fare qualche indagine e magari scrivere mail per chiedere chiarimenti può sempre essere di grande aiuto.

Gianluca Morozzi

Con grande autoironia Gianluca Morozzi ha raccontato delle sue innumerevoli sconfitte ai concorsi letterari e di come spesso gli eventi importati legati alla sua attività di scrittore siano stati segnati da date “particolari”. Basti pensare che il suo primo romanzo venne pubblicato il 12 settembre 2001. “Dopo i tristi eventi del giorno precedente,” ha evidenziato con ironia, “potete immaginare quanta visibilità e rilievo abbia avuto il mio romanzo”.

La forza del workshop è stata proprio la disponibilità di chi dirigeva i lavori a raccontare molto del proprio passato, oltre a fornire strumenti tecnici per scrivere. Mettere a disposizione la propria esperienza è servito per infondere coraggio e spingere a non demordere anche quando tutto sembra che vada per il verso sbagliato.

Naturalmente sapere come sconfiggere il nemico numero uno, vale a dire il “foglio bianco”, in sole tre mosse è un’ottima arma di battaglia; così come decidere quanto il racconto possa essere lungo; oppure scrivere di qualcosa che si conosce bene, di se  stessi, per esempio.

L’importante, ha precisato Morozzi, è evitare di descrivere situazioni o stati emozionali utilizzando svariate parole tabù perché il testo perde interesse.

 Le ore sono volate tra risate e consigli di vario genere per scrivere un buon racconto: utilizzare la tecnica del “what if”; inventare una vita alternativa; usare la “realtà romanzesca” o invertire quelli che sono gli schemi della nostra quotidianità e del nostro vivere normale, tanto che quando si è arrivati a dover concludere la giornata c’erano ancora tante curiosità e domande che bollivano in pentola.

Di sicuro ognuno è tornato a casa con qualcosa in più nel proprio bagaglio personale e non solo a livello tecnico e di conoscenze ma soprattutto culturale ed umano.

                                                                                                       Simona Nanetti

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