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La magia di vivere

Oggi volevo parlare del momento che precede la stesura di un romanzo, quando la storia è ancora annidata da qualche parte dentro di me e ha bisogno dell’appiglio giusto per prendere il volo. Per quanto la scrittura abbia regole da rispettare, non solo di genere ma anche di struttura, l’esistenza di una parte puramente emotiva è il motore che mi spinge a fermare su carta una milionesima parte dei pensieri che occupano mente e cuore.

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Io scrivo storie d’amore. Non solo dell’amore romantico, quello che fa sognare, struggere, trepidare e spesso anche disperare. Narro di persone comuni, che vivono, lottano, soffrono e gioiscono in una realtà nella quale possiamo facilmente identificarci. Che commettono errori, danno l’anima, erigono barriere. Che sono spaventate, coraggiose, inquiete, che perdono la via e incontrano altri che lasciano un’impronta, un segno, una storia.

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Per fare tutto ciò io non riesco a nutrirmi della sola fantasia. Ho bisogno di vivere, di scoprire, conoscere, ammirare, sentire. Di smarrirmi tra le cime sacre delle montagne e l’orizzonte infinito del mare, lasciarmi abbracciare dalla quiete delle colline e stregare dalla solitudine delle isole. E soprattutto devo parlare con la gente, lasciare che mi raccontino le loro storie, le loro vittorie e le loro sconfitte.
Avendo scritto finora quattro romanzi, ho potuto ambientare le mie storie in posti che conosco bene, e narrare di vite che un po’ sono state anche le mie.
Ma ora è arrivato il momento di affrontare qualcosa di sconosciuto. E così sono partita alla ricerca di posti nuovi e vite nuove.
Non svelerò la destinazione, né la storia che ho avuto l’onore di ascoltare. Una storia di coraggio, dolore e riscatto. Che mi sta insegnando molto e che mi auguro di essere in grado di tradurre in parole.

Qualcuno si starà domandando del perché di questa “confessione”. In questi giorni ho avuto modo di confrontarmi e riflettere sulle motivazioni della scrittura. C’è chi parla di evasione, di bisogno di essere ascoltati, di condivisione, di solitudine. Mi hanno chiesto se scrivere sia scegliere o procrastinare. Per me scrivere è vivere. Non perché io viva nel mondo fantastico che la mia mente immagina. Ma perché per scrivere io devo vivere la vita. Quella vera, fatta di abitudini e di sprazzi di eccezionalità. Di legami e libertà. Di coraggio e di sacrificio. E viverla dentro una cornice che lascia il segno, come quella del nostro bellissimo paese. Se fossi capace di dipingere (e ci ho provato, tra le altre cose) probabilmente imagepennellerei paesaggi pieni di colore e luce, e cercherei di far uscire dalla tela gli odori della terra e del mare, della brezza che si infila come una mano tra i capelli e della pioggia che purifica e porta via il dolore. Non so dipingere, ahimè, ma ce la sto mettendo tutta per imparare a scrivere al meglio tutte queste emozioni.

E se riuscirò a raggiungere il cuore anche solo di pochi di voi non potrò fare altro che essere grata. A voi. E a questa vita che, nel bene e nel male, merita di essere vissuta.