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Il Sole di Sera

Il 6 Marzo 2024 esce per il marchio editoriale LOVE della Compagnia Editoriale Aliberti il mio nuovo romanzo Il Sole di Sera. Dopo aver scelto diverse ambientazioni italiane, dalle Dolomiti al Salento, questa volta sono vicina a casa, sull’Appennino tosco-romagnolo. Questa è la storia di Marianna e di un antico Borgo ristrutturato, di Benno, Donella, Piet e degli altri abitanti di queste montagne.  Mi auguro vi appassioni quanto ha appassionato me scriverlo.

Sinossi

Marianna è una giovane donna che vive in un furgone camperizzato e lavora come stagionale negli alberghi. Quindici anni prima, dopo una brutale aggressione che le ha causato una parziale perdita di memoria, ha lasciato la famiglia, con cui aveva pessimi rapporti, e ha scelto una vita solitaria. Zero legami, zero affetti, sempre pronta a partire al primo segnale di disagio. Quando il furgone ha un guasto improvviso, Marianna è costretta a fermarsi in un antico borgo ristrutturato sull’Appennino tosco-romagnolo: un luogo incantevole, popolato da gente ospitale e curiosa. In attesa che la sua casa mobile venga riparata, trova lavoro nel ristorante del paese: lei è un’ottima cameriera e Benno, il titolare, è entusiasta. Tra i due nasce una forte attrazione, che Marianna cerca di soffocare: non ha alcuna intenzione di stabilirsi tra quelle montagne, dunque meglio non affezionarsi a nessuno. Ma la cuoca del ristorante, Anita, rimane sbalordita dalla somiglianza della ragazza con una sua amica d’infanzia. E inizia a indagare. Quanto emerge dal passato sconvolge la vita di Marianna, che si trova a dover fare i conti con verità troppo a lungo nascoste. Fermarsi e affrontarle sarà l’unico modo per trovare un po’ di pace e smettere di fuggire.

Incipit

Non riesce a respirare. Il collo è stretto in una morsa che le mani non sono in grado di sciogliere. Le unghie affondano nella carne, le gambe scalciano senza sosta. Tutto il corpo, ancora intontito dall’alcol, reagisce in modo convulso, senza ottenere risultati. È buio, un nero impenetrabile che contribuisce al senso di soffocamento. La bocca è spalancata alla ricerca di ossigeno, il bisogno più forte del desiderio di urlare. Ma lo sente, il grido profondo che le rimbomba dentro. Ed è più potente del grugnito dell’animale che ansima sopra di lei. Per quanto si dimeni con tutta la disperazione che prova, il peso che la blocca non accenna a cedere. Non resisterà a lungo senz’aria. Le bruciano i polmoni, e i movimenti sono sempre più deboli. Poi, improvviso, un dolore lancinante al viso, la pelle che si la- cera e l’osso dello zigomo che scricchiola. Strizza gli occhi quando un lampo squarcia il buio. Perde i sensi.

Il rintocco di una campana la fa sobbalzare. Si solleva di scatto, spaesata, e si porta una mano al collo. Boccheggia, ma non c’è nulla che le impedisca di respirare. Il cuore batte impazzito nella cassa toracica, lo sente rimbalzare nella testa, riempie i vuoti tra un rintocco e l’altro. È libera, la pelle ricoperta da un velo di sudore che sa di paura. Si scosta i capelli umidi dal viso e rabbrividisce. Poi sente un peso sulla coscia, scansa quella mano con orrore. L’uomo che giace accanto a lei non reagisce e, quando il suono del tamburo che risuona nella testa si affievolisce, sente il suo respiro lieve. Il trambusto che ha vissuto non lo ha svegliato e adesso il silenzio dà consistenza alla stanza. Le campane tacciono e la luce fievole dell’unico lampione del paese si fa strada tra le tende. Tra poco farà giorno e l’energia del mattino vibra già, anche se il cielo è ancora scuro. Passerà qual- che ora prima che i raggi del sole superino le vette e riscaldino le case abbracciate le une alle altre, nella piccola conca che i suoi abitanti chiamano valle. La primavera è vicina, ma la neve stenta a sciogliersi. Concede agli occhi il tempo di abituarsi all’oscurità, butta le gambe fuori dal letto e resta un attimo seduta, le mani appoggiate sul materasso e i piedi che penzolano nel vuoto. Cuore e respiro sono tornati alla normalità, mentre il sudore fatica ad asciugare nella stanza fredda. Vorrebbe farsi una doccia bollente, ma è sicura che Jens si sveglierebbe. Non vuole dirgli addio, eppure sente che è arrivato il momento di rimettersi in viaggio. Il ritorno degli incubi è il segnale. Lui non l’ha mai fermata. Non lo farebbe nemmeno questa volta. Ma guardare quei grandi occhi color caramello prima di voltargli le spalle sarebbe insopportabile. Lo zaino di sensi di colpa che si porta addosso è pieno fino all’orlo, ma sa che c’è sempre posto per un nuovo tormento. Quella parentesi di quotidianità che si concede ogni anno ha, come sempre, una fine brusca. D’altra parte, lei non è mai stata brava con le parole, soprattutto se di commiato. Meglio un taglio netto, uno sgattaiolare furtivo nella notte, senza spiegazioni. Chiamami. Torna presto. Abbi cura di te. Detesta quei tentativi di tenerla legata a un luogo, a delle persone, a una vita che vorrebbero farle indossare. Jens non lo farebbe mai, questo deve riconoscerglielo. Forse è uno dei motivi per i quali, ogni volta, torna da lui. Restare, però, questo non può farlo.

Scivola a terra, i piedi nudi sulle tavole di legno del pavimento non fanno rumore. Raccoglie le sue poche cose e scende al piano di sotto, dove la sacca da viaggio la attende di fianco al divano. Piega tutto con cura e lo sistema in modo ordinato all’interno della borsa, escluso un maglione di lana, i jeans e un paio di grossi calzettoni rossi. Li indossa prima di entrare in bagno, ma il freddo delle piastrelle riesce comunque a provocarle un brivido. Si lava il viso con l’acqua che sa di ghiacciai e vette irraggiungibili, passa le mani tra i lunghi capelli neri e li lega in una coda. Non riesce a evitare di incrociare gli occhi allo specchio. Alla luce cruda della lampadina, nota subito la piccola cicatrice sullo zigomo destro. Se non fosse tanto magra forse spiccherebbe meno. E forse, se non avesse quegli occhi magnetici dalla forma allungata, nessuno poserebbe lo sguardo sul viso spigoloso. Afferra brusca il maglione appoggiato al porta-asciugamani e lo indossa: inutile indugiare su ciò che non può cambiare. Infila i pantaloni e gli scarponcini, che allaccia al buio seduta sul divano. Poi indossa la giacca appesa a lato della porta e afferra la sacca. Inspira a fondo prima di appoggiare la mano sulla maniglia. Un’improvvisa debolezza la fa tentennare: quelle continue partenze le stanno fiaccando lo spirito. Ha trascorso metà della sua esistenza in viaggio e inizia a chiedersi cosa si provi, a stabilirsi in un luogo. Alza gli occhi al soffitto e immagina Jens addormentato sotto il piumone caldo dei loro corpi. Vorrebbe avere un po’ della sua solidità, della sua capacità di affrontare la vita un passo alla volta, calmo e razionale. Purtroppo non è il destino toccato a lei. Sbuffa, irritata da quella imprevista malinconia, poi si calca sulla testa il berretto di lana di Jens ed esce. Il freddo la schiaffeggia e si insinua sotto i vestiti, artigliandole la pelle. Gli scarponcini scricchiolano sulla neve che rischiara la notte e la luce azzurra del lampione la segue verso la stalla, dove è parcheggiato il suo vec- chio furgone Volkswagen. Solleva la sbarra che chiude il portone e spalanca le ante: dentro è buio, c’è odore di fieno, sterco e legno. Sente il rumore degli animali nello stanzone a fianco, separato da una parete di mattoni: si stanno svegliando, aspettano che il padre di Jens venga a liberarli del loro carico di latte. L’aria è gelida, secca: gli odori non si mescolano, arrivano pungenti alle narici.

Sale sul furgone gettando la sacca sul sedile del passeggero. Si sfrega con forza le mani, le porta a coppa alla bocca alitando- ci dentro: ci vorrà del tempo prima che l’abitacolo si scaldi e il volante è freddo. Quando gira la chiave il motore si avvia subito, rumoroso. Le vacche muggiscono infastidite mentre lei esce pia- no in retromarcia. Scende per richiudere il portone della stalla e finalmente è pronta. Il cielo è ancora tinto di notte, ma verso est si iniziano a intra- vedere le sagome aguzze delle creste. Svolta a destra, verso nord: il Passo Sella è ancora chiuso per neve. Per rientrare in Italia dovrà prima allontanarsi dal confine, prendere per Lienz e scendere verso sud-ovest lungo i cento chilometri della Val Pusteria. Ma lei non ha fretta e il suo vecchio Bulli è abituato ai lunghi viaggi. Si allontana piano da Sankt Jakob, mentre due occhi color caramello seguono i fari rossi delle luci posteriori fino a quando scompaiono oltre la curva.

Dicono di Il Sole di Sera

  • Oggi vi parlo di un libro edito @aliberticompagniaeditoriale di @sabrigrem che ho davvero adorato.
    E’ davvero una storia bella che tocca il cuore, che fa riflettere, che regala tantissime emozioni.
    💫 Marianna è una donna perennemente in fuga, quando per caso o forse bisognerebbe dire per merito del destino, il suo furgone ha un guasto e’ costretta a fermarsi in un paesino in montagna quasi sconosciuto dove la voglia di scappare quasi sparisce.
    Scontrandosi contro la spontanea amicizia che le offrono tutti la corazza di Marianna comincia a incrinarsi per poi rompersi completamente con Benno l’uomo che le offre un tetto sulla testa quando si ritrova in difficoltà.
    💫 Ho adorato questo protagonista. Goffo e impacciato diventa autoritario e protettivo combinando quasi varie personalità e riuscendo ad essere un personaggio adorabile nella sua imperfezione. Marianna capisce che con lui sarà sempre al sicuro e comincia a sviluppare un tenero sentimento quasi inaspettato, non può però aprirgli completamente il suo cuore se prima non sistema un passato piuttosto ingombrante che grava sulle sue spalle.
    💫 Lancia un messaggio fondamentale per tutti: imparare a volersi bene, e’ da lì che dobbiamo cominciare prima di aprire il nostro cuore a qualcun altro.
    💫 Pensate che dai silenzi si possa capire una persona?
    Vi piace la montagna?
    Avete mai viaggiato in camper?

https://imieimagicimondi.blogspot.com/2024/03/recensione-il-sole-di-sera-di-sabrina.html