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Andare. Per ritrovarsi.

E’ appena terminato il primo round di festività, fatto di ansie, abbuffate, consigli su cosa regalare, auguri in tutte le forme. Ritrovi forzati, altri bramati ma di certo una cosa la immagino comune a tutti: il 25 e 26 Dicembre se ne sono andati in un soffio e siamo già pronti per esprimere i buoni propositi per il nuovo anno.

2pCi tengo a precisare che ho sempre amato questo periodo dell’anno, anche quando lavoravo tutti i giorni di tutto il mese di dicembre. Ho sempre sentito l’atmosfera scivolare sotto pelle, aspettato con trepidazione il momento delle festività da trascorrere con le persone più vicine, l’amore e la cura con cui si preparavano il cibo e la tavola, i regali pensati e fatti con il cuore che finivano sempre per essere piccole cacce al tesoro o indovinelli. Si lo so, ora qualcuno dirà che dovrebbe essere così tutto l’anno. Ma perderebbe il suo fascino e la sua magia. Non sto parlando di rispetto, altruismo, educazione, bontà d’animo. Quelle non ci sono nemmeno più a Natale, e invece dovrebbero essere sentimenti talmente innati da non doverli nemmeno richiamare.

2Quest’anno, per la prima volta, ho vissuto la magia del Natale in modo completamente diverso. Sono arrivata a dicembre talmente satura di avvenimenti, persone, quotidianità e social da desiderare solo di staccare la spina. Anzi no. Tranciare con un bel colpo di spada il passato e isolare il presente. E così ho cambiato aria. Niente cenoni, pranzi, regali. Auguri ricevuti non sempre spontanei, baci e abbracci non desiderati, sorrisi e allegria forzata. Non avrei mai potuto. Ne sarebbe venuta fuori una pessima performance. E’ stato bello, quasi emozionante nella sua originalità, cambiare aria ben una settimana prima del fatidico giorno, per rientrare solo quando sarò di nuovo pronta per affrontare tutto.

IMG_4868Mi rendo conto che tutto ciò suona un po’ drammatico, da esaurimento. In realtà la scelta è stata dettata solo dalla necessità di rallentare i ritmi, assaporare gli istanti, riprendere le redini della mia vita fermando per pochi preziosi momenti l’intera giostra. E posso dire che ha funzionato. Certo, solo in parte, perché la testa è rimasta attaccata al collo ed è difficile da zittire, ma la meraviglia di chiudere gli occhi, respirare l’aria frizzante a pieni polmoni a ingranaggi fermi è indescrivibile.

L’isolamento non è stato totale. Non sono stata così virtuosa da staccarmi del tutto dalla rete o dal cellulare. Ma questo mi ha permesso di ricevere pensieri inaspettati, tanto più preziosi perché riempivano i vuoti di quelli che si davano per scontati.

E ora si avvicina il fatidico momento dei buoni propositi per il nuovo anno. Trovo che anche questa sia diventata più una abitudine che un valido proponimento, ma è sempre utile avere un momento in cui, anche controvoglia, ci si ritrova a fare i conti con l’anno in via di chiusura e il desiderio di fare meglio in quello che si avvicina. Sto lavorando da mesi a diversi progetti per il 2016, e mi auguro che alcuni di essi vadano in porto. Ma credo mi ci dedicherò non appena questa frenesia da festività sarà scemata. Ora mantengo la spina staccata, i contatti essenziali e la mente sgombra. E auguro a tutti un po’ di pace.