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Hobby da Lockdown

Durante quest’anno surreale (avrei altri aggettivi per definirlo ma cercherò di evitare volgarità) ho sviluppato una nuova dipendenza. Non è stimolante come i viaggi, o anti-stress come il giardinaggio. E nemmeno mi arricchisce come la lettura. Ma è una fonte inestimabile e inesauribile di conoscenza, e di materiale per nuovi romanzi.

Questa nuova dipendenza è la lettura dei commenti ad articoli di cronaca e di attualità: un vero studio antropologico. Mi sono imposta di non intervenire mai, nemmeno quando incontro menti eleganti e istruite per le quali mi alzerei in piedi ad applaudire. La rete in generale, e i social nello specifico, sono mezzi formidabili. Posso trovare qualsiasi tipo di informazione senza alzarmi dalla scrivania. Dal significato di una parola a una ricetta di cucina. Dal tutorial su come potare gli ulivi a un viaggio alle cascate Vittoria (google earth è stato utilissimo durante la stesura del mio romanzo Il Calore della Neve, anche se avrei preferito essere sul posto!).

Ma lo schermo è uno scudo potente: privando le relazioni della parte non verbale della comunicazione, permette a chiunque di sparare bordate a destra e a manca come se non esistesse un domani. Spesso senza cognizione di causa o approfondimenti che si potrebbero ottenere aprendo semplicemente una nuova finestra sul browser.

C’è una cosa che salta subito agli occhi: qualsiasi sia l’argomento trattato, dalla pandemia ai femminicidi, dalla scelta della desinenza finale di una parola alla politica, è triste constatare quanti pochi siano che vadano a fondo nella lettura di un articolo. E soprattutto, quanti invece siano quelli che utilizzano frasi slogan senza la vera consapevolezza di ciò che stanno affermando.

Non mi sento migliore di loro, sia chiaro. Sono cosciente delle mie enormi lacune in tanti ambiti, e delle figuracce che ho fatto in passato proprio perché, d’impulso, mi sono buttata nelle mischie (nel passato in cui si poteva farlo di persona, comunque).

Mi rattrista la mancanza di spirito critico. Vedere che non c’è voglia di sviscerare un argomento, ma solo bisogno di gridare al mondo le proprie frustrazioni. Leggere di persone intelligenti, con un vocabolario ricco e approfondito, che si ostinano nel credere di avere la verità in tasca. Non vi dirò cosa mi provoca vedere la lingua italiana storpiata e sputacchiata.

Poi alzo gli occhi dallo schermo e vedo le mie amate colline. La primavera in arrivo e i primi venti tiepidi. E mi auguro che presto tutti possiamo  ricominciare a vivere. Fuori. Insieme. O anche da soli. Ma con il desiderio di essere un po’ meglio di quello che eravamo ieri.