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Autunno: tempo di raccolto.

Ho sempre amato il momento della vendemmia. Giornate trascorse all’aria aperta, sotto il sole di fine estate finalmente clemente, oppure avvolti nelle brume settembrine che attraversano gli abiti e infreddoliscono le ossa. Scarponcini inzaccherati di terra, abiti e filarimani appiccicosi di succo zuccherino degli acini, le battute piccanti in dialetto degli anziani, che ritrovavi ogni anno in prima fila e ti chiedevi sempre come facessero ad essere così forti, in apparenza indifferenti alla fatiche e sempre allegri. Il profumo della terra e del mosto, lo schiocco delle forbici e il ruggito dei trattori. E’ sempre stato un momento spensierato, sereno, avvolto in un’aura di riconciliazione con il mondo che solo il contatto diretto della natura riesce a dare.

14358929_10209357983499418_1244777231136573927_nQuesto particolare periodo dell’anno, nel quale si raccolgono i frutti del lavoro fatto negli ultimi dodici mesi, è una perfetta metafora per esprimere una delle ragioni per cui amo questa stagione. La fine dell’estate, con il ritorno dell’ora solare, dei brevi pomeriggi di luce, dell’aria umida e frizzante, del fuoco scoppiettante nel camino, è il momento ideale per i bilanci e per ricominciare un nuovo anno. Avrò probabilmente sangue celtico nelle vene, visto che l’importante festa di Samhain, oggi brutalmente commercializzata come Halloween, cadeva il 31 ottobre e significa “fine dell’estate”. Inoltre il clima invernale mi rende più dinamica e, dopo gli afosi mesi estivi, quando il caldo mi costringe all’ozio e dunque alle lunghe riflessioni, sono pronta per ricominciare. Nuovi progetti, nuove idee, energia nuova e voglia di correggere il tiro e migliorare sempre. E di carne al fuoco, come si usa dire, ce n’è davvero tanta. Dunque non resta che rimboccarmi le maniche e mettermi al lavoro, perché oggi 1066sarà anche il primo giorno di autunno, mancano ben sei mesi alla primavera, quando la natura si risveglierà dirompente e luminosa e ammaliante come il canto di una sirena, ma so già che, in quel momento, non ci sarà porta o finestra che riuscirà a tenermi chiusa in casa. Perché, come è vero che il caldo afoso mi provoca letargia, l’arrivo della primavera, dei primi tiepidi raggi del sole, dei germogli brillanti sui rami e del verde smeraldo dei prati mi fa scattare come una molla all’aria aperta.14344130_10209370558133776_5694070340734497048_n

E dunque torniamo ai mesi per me più produttivi, autunno e inverno. Già oggi, seduta alla scrivania con lo sguardo che sfugge fuori dalla finestra, vedo il cielo grigio all’orizzonte che minaccia pioggia, ma qui sopra tenaci raggi di sole fanno brillare le foglie gialle e rosse ancora placidamente attaccate agli alberi. Il profumo di uva e mosto serpeggia nell’aria: questa è una zona collinare ricca di vigneti e nel momento della vendemmia sembra una grande arnia brulicante di 14333803_10209370217805268_8903828282730489932_napi operose. Passato il temporale, con il ritorno del sole, il profumo di terra e di corteccia si diffonderà nell’aria la quale, ripulita dalla pioggia, regalerà paesaggi mozzafiato. Torno con gli occhi allo schermo del computer, rimproverandomi per la facilità con cui mi distraggo, ma continuando a divagare: magari non è troppo presto per accendere il fuoco nel camino, e chissà se quest’inverno Madre Natura mi regalerà la neve, quella carezza bianca purificatrice che lo scorso anno mi è mancata moltissimo.

Bando alle ciance. Tra poco più di un mese inizierà il mio nuovo anno interiore, guai a farsi cogliere impreparati! Nel frattempo, con un occhio ben fisso sullo schermo e le mani al lavoro, continuerò a sbirciare la meraviglia della natura che, mai come in questi giorni, fa cambi tanto repentini quanto drastici.

Buon raccolto a tutti.